PARADOSSI DEL TEMPO E MONDI PARALLELI

Arch silhouette at sunsetL’ipotesi che un medesimo individuo possa vivere più vite in epoche diverse, porta come conseguenza i tipici paradossi dei viaggi nel tempo: un uomo ritornato nel passato potrebbe, anche inconsapevolmente, uccidere suo padre prima che questi l’abbia generato, precludendosi così ogni possibilità di nascere e di ritornare nel passato.

Ma a ben pensarci, un uomo ritornato nel passato non potrebbe uccidere il proprio padre neanche se lo volesse. Le leggi stesse della natura rendono questo fenomeno impossibile, perché quell’uomo, nel momento in cui incontra il proprio padre, è già nato nel futuro!

Tutto ciò, beninteso, se applichiamo il ragionamento entro i confini di uno stesso, unico universo.

Però, se ampliamo gli orizzonti della nostra immaginazione e sostituiamo il concetto di universo con quello di multiverso, esiste anche la possibilità che una persona, ritornata a vivere nel passato, possa compiere azioni che muteranno il corso degli eventi futuri. Il nostro uomo potrebbe uccidere Hitler prima che scateni la seconda guerra mondiale, oppure, in scala più ridotta, potrebbe fare qualcosa che gli impedirà di conoscere quella che diventerà la propria moglie, con la conseguente non nascita dei propri figli.

Se applichiamo a questi comportamenti i principi della meccanica quantistica, non si crea nessun paradosso perché a ogni comportamento ambivalente corrispondono sviluppi differenti in altrettanti universi sdoppiati e paralleli. Per la fisica dei quanti, tutti i fenomeni si trovano in uno stato d’indeterminatezza. Soltanto la loro osservazione fa collassare la funzione d’onda e fa sì che si stabilizzino in uno stato determinato. Ma a questo punto, gli altri possibili stati alternativi non vanno perduti: continuano a esistere nelle dimensioni parallele generate da quello stesso collasso della funzione d’onda.

Sono già trascorse alcune decine di anni da quando la fisica quantistica ha incominciato a sostenere la teoria secondo la quale, da qualche parte, tutto ciò che potrebbe accadere effettivamente accade.

In altre parole, così come la posizione di una particella rimane indeterminata fintanto che non si procede alla sua misurazione, allo stesso modo la possibilità che un dato fenomeno si verifichi, innescando a sua volta un’infinità di possibili concatenazioni di eventi, resta indeterminata finché quel fenomeno non si verifica. Ma a questo punto che cosa ne è di tutte le altre possibili alternative?

Ebbene, le infinite possibili concatenazioni degli eventi potrebbero generare infiniti possibili destini che si avverano in altrettanti mondi paralleli.

Ma i mondi paralleli esistono davvero o sono soltanto frutto della fantasia di qualche scrittore?

Quanti di noi, almeno una volta, hanno immaginato di varcare una soglia e di ritrovarsi all’improvviso proiettati in un luogo diverso, molto lontano, magari anche in un tempo diverso? Oppure in un mondo che differisce dal nostro magari solo per pochi dettagli, all’apparenza insignificanti, ma nel quale le cose e le persone che conosciamo, perfino noi stessi, tutto si rivela una copia di ciò che esisteva al di là di quella soglia?

È possibile che un luogo simile sia accessibile semplicemente attraversando una sorta di varco invisibile, nascosto magari nel retrobottega di una tavola calda, come nel romanzo 22/11/63 di Stephen King?

Non è più soltanto fantascienza. Sebbene oggi i principi della meccanica quantistica siano applicabili solo alle particelle subatomiche e l’unificazione delle sue leggi con quelle della relatività (la cosiddetta Teoria del tutto) rappresenti per i fisici una sorta di Santo Graal, l’esistenza effettiva di universi paralleli è ormai più di un’ipotesi.

Un varco invisibile per accedere a mondi paralleli? Se ne parla nel romanzo “Il manoscritto rubato” di Maurizio Foddai, edito da Libro/mania