LA RIVOLUZIONE BORGHESE

La manifestazione del 10 novembre 2018 in Piazza Castello a Torino verrà ricordata come la fine dell’antipolitica. Un’antipolitica che, a ben vedere, è anti tutto. Quelli che hanno conquistato il consenso popolare sull’onda di un sentimento contrario a un certo modo di fare politica, bugiardo, corrotto, decadente, autoreferenziale, sordo alle richieste dei cittadini comuni, si sono rivelati ben presto contrari a qualsiasi cosa. Contrari alle grandi opere infrastrutturali, contrari ai vaccini, contrari alla liberalizzazione degli orari di apertura dei negozi, contrari alla libertà delle donne di decidere se portare a termine una gravidanza, contrari alla libertà di informazione, contrari al progresso e all’innovazione scientifica e tecnologica (proprio loro, che sono un prodotto di Internet!). Insomma, contrari all’evoluzione. E siccome l’evoluzione è l’elemento che ha contrassegnato in modo costante l’esistenza dell’uomo sul pianeta Terra, contrari alla vita.

Da quando questi nuovi politici, che si dicevano puri grazie al fatto di non aver mai fatto politica (e si vede!), sono saliti al governo, si è subito incominciato a sentire un vento strano, che soffiava in direzione contraria. Un vento di negazione non solo della continuità del cammino intrapreso, ma addirittura dei risultati acquisiti attraverso anni di fatiche e sacrifici. Risultati in campo industriale, economico, culturale, persino dei diritti civili.

Questi nuovi politici, convinti di essere i destinatari di un’investitura divina, i messaggeri di verità incontrovertibili, hanno presto dovuto fare i conti con la loro inesperienza, con la loro impreparazione, e hanno reagito al senso di inadeguatezza che, con il passar dei giorni, corrodeva le loro facili certezze iniziali, rifugiandosi nella torre d’avorio e dispensando al popolo null’altro che slogan, luoghi comuni, pillole di falsa saggezza.

il 10 novembre 2018 i cittadini dell’antica capitale d’Italia sono scesi in piazza per esprimere il proprio dissenso nei confronti di un modo di guardare il mondo, e di stare al mondo, improntato a un ottuso oscurantismo. Una folla mai vista, fatta di artigiani, commercianti, professionisti, titolari e manager di aziende, insegnanti, studenti, pensionati, casalinghe, il ceto medio insomma, che a conti fatti è poi sempre quello che tiene le braghe su a una nazione. Trentamila persone hanno dato vita a una protesta pacifica, composta, ma ferma, com’è nell’indole del popolo sabaudo.

In una giornata come questa si è capito che l’antipolitica non può produrre nulla di buono e che la politica deve tornare a prendere in mano le leve del governo di questo paese. La parentesi dell’antipolitica dovrà però servire da lezione, affinché chi si appresta a fare di nuovo politica lo faccia con uno spirito diverso dal passato. Altrimenti tutto sarà stato inutile.