NON SONO UN TERRORISTA

Non sono un terrorista. Non tutti i musulmani lo sono.

Vivo da quindici anni in un paese occidentale, in Europa. Sono timorato di dio. Frequento la moschea, ma il mio Imam non è uno di quelli che istigano all’odio e predicano la violenza. No, lui ci ha insegnato che il nostro dio è l’unico dio di tutti e non vuole che compiamo azioni dirette contro altri esseri umani. Non vuole che uccidiamo. Perciò mi fanno paura i miei fratelli (sì, sono pur sempre miei fratelli) che seminano la morte nelle città che ci hanno accolti. Le loro azioni mi fanno orrore e provo pena per le vittime. Perché io non sono un terrorista. E l’11 settembre 2001 è per me una data infausta. http://storiedaraccontare.altervista.org/al-cuore-del-pianeta/

Vivo da quindici anni in Occidente. Ho un lavoro rispettabile con cui mantengo la mia famiglia e posso far studiare i miei figli. Godo di tutte le libertà che l’Occidente garantisce al suo popolo e che nel mio paese avrei potuto solo sognare. Anzi, no. Non avrei potuto nemmeno sognarle perché non le avrei mai conosciute.

Tutti mi trattano come uno di loro. Eppure io non mi sento uno di loro, non sono uno di loro. E neppure voglio diventarlo. La mia anima è rimasta radicata alla mia terra, quella terra cotta dal sole e flagellata dal vento. Quella terra che i secoli non hanno mai cambiato e che, proprio per questo, mi appare, anche da lontano, come un rifugio sicuro. Qui tutti parlano di integrazione. Ma a me basta poter continuare a vivere secondo le mie abitudini e nel rispetto dei miei principi. La loro idea di benessere non mi interessa.

Qui non capiscono, ma io non voglio diventare uno di loro. Quando li incontro li saluto, gli parlo, qualche volta ci scherzo. Ma dopo un po’, distolgo il mio sguardo. Non voglio lasciare che i loro occhi penetrino in me.

Nessuno di loro mi ha mai fatto del male. Per questo non posso odiarli. Ma nemmeno li amo. In fondo al mio cuore, io li disprezzo. Li disprezzo per il loro edonismo frivolo, per la loro ossessiva ricerca del piacere effimero che li distrae da dio. Io non voglio diventare uno di loro. L’integrazione, quella cosa che per tutti sembra essere l’unica medicina contro le violenze commesse dai miei fratelli (sì, sono pur sempre miei fratelli), non mi interessa. A loro non è costato nulla dare anche a me la stessa dignità e la stessa libertà di cui beneficiano, non hanno dovuto sacrificare nulla, perché loro hanno la ricchezza. Per questo non sento neppure di provare gratitudine.

Questa mattina c’è stato un attentato. Un altro. Sono morte tante persone. Uomini, donne, bambini. Sì, anche bambini. Tutti stavano solo vivendo la loro vita. La vita di tutti i giorni. Anche adesso provo orrore, come le altre volte. E pietà per le vittime. Pregherò per loro. E per i miei fratelli che hanno fatto scoppiare la bomba (sì, perché nonostante tutto rimangono pur sempre miei fratelli).

Io non potrei mai compiere un’azione del genere. Io non sono un terrorista. Sono una brava persona, timorata di dio. E il mio Imam mi ha insegnato che uccidere è sbagliato. Però non scenderò in piazza insieme con gli altri abitanti di questa città. Non urlerò parole di condanna insieme con loro. Chi sono io per condannare? Chi sono io per condannare i miei fratelli che hanno sbagliato? Soltanto Dio può farlo. Per questo non voglio partecipare al dolore e alla rabbia dei miei vicini, di quelli che saluto, con cui parlo e qualche volta scherzo. Perché io non sono uno di loro e loro non sono il mio popolo.

La loro sofferenza non è affar mio.

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4 thoughts on “NON SONO UN TERRORISTA

  1. Caro Maurizio hai fotografato perfettamente la situazione!!!!! Hai colto il nocciolo dell’anima del musulmano moderato… Non gli importa nulla essere e vivere come noi… alla faccia dell’usato termine “integrazione”….
    Ti leggo sempre con piacere!!!

    • I modelli culturali sono e devono rimanere differenti. La diversità è un valore. Il problema nasce quando chi si trasferisce in un paese straniero non accetta di adattarsi a usi e costumi locali. E a lungo andare la tolleranza a ogni costo è una debolezza.

  2. Secondo me, il problema è, piuttosto, che da noi non ci sono organi che impongano e verifichino l’effettiva integrazione e, soprattutto, effettuino un seria selezione di chi entra nel nostro paese.
    Chi non accetta e non ha un’occupazione deve fare le valige, con buona pace del sommo pontefice.
    Come sai io vivo in Barriera di Milano, il degrado è a livelli insopportabili, non solo per la presenza di mussulmani (vedessi la quantità di gente di colore sfaccendata), eppure tocca far buon viso.
    Sono stufo delle solite tiritere :
    Integrazione, solidarietà, siamo stati migranti anche noi, i migranti sono una ricchezza, che due palle !!!
    Eppure bisogna fare buon viso…..

  3. Devo aggiungere una cosa di cui mi sono accorto.
    Ho osservato i ragazzini, ho notato come, indipendentemente dall’etnia, colore della pelle, religione, solidarizzino, facciano gruppo e amicizia facilmente.
    Chissà, forse l’integrazione passa proprio da loro.
    Oppure, visto che, facilmente, nel futuro la maggioranza non vedrà coronate le proprie aspirazioni e saranno disoccupati, sottoccupati, sfruttati, è probabile che andranno ad ingrossare le file dei nuovi radicalizzati.
    Dio è grande…..

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