TAPIS ROULANT

9851Ogni volta che guardiamo un cielo stellato, è come se viaggiassimo nel tempo.

Occorrono migliaia, milioni di anni perché la luce emanata da quelle stelle sia percepita dai nostri occhi, dopo aver percorso uno spazio immenso. Addirittura, nel momento in cui la luce giunge fino a noi, alcuni dei corpi da cui proviene non esistono già più. Se ci pensate, quando guardiamo un cielo stellato, noi vediamo il passato, e lo vediamo come se fosse il presente. I secoli, i millenni svaniscono a un semplice sguardo. È come se il fotogramma di un’epoca misteriosa, di cui non conosciamo nulla, venisse proiettato per noi su questo cielo limpido, dove momenti così distanti nella storia dell’universo appaiono contemporanei.

Sono soltanto i limiti fisici imposti dal sistema spazio–temporale che ci impediscono di viaggiare davvero nel tempo e di muoverci a nostro piacimento nella Storia.

Ma supponiamo di poter abbandonare il nostro corpo, in modo tale da poter vincere i limiti fisici che la natura ci ha imposto. In un certo senso, quello che facciamo ogni giorno con il pensiero, che ci consente di rivivere nel ricordo i momenti passati della nostra vita. Proviamo a pensare che il tempo sia una specie di galleria con un tappeto scorrevole che si muove senza sosta in un’unica direzione. Sulle pareti della galleria sono fissati tutti gli eventi che si verificano nel corso del tempo, come i fotogrammi di una pellicola con cui possiamo interagire, se saliamo sul tappeto.

In tal modo, è come se ci muovessimo all’interno di un tempo immobile.

Immaginiamo adesso di poter scendere dal tappeto scorrevole e di allontanarci quanto basta per poter abbracciare con lo sguardo l’intero percorso. Così facendo, saremmo in grado di vedere, nel medesimo istante, ciò che è passato, presente e futuro, un po’ come facciamo quando guardiamo il cielo stellato.

Non solo, ma alla fine della nostra corsa potremmo risalire in qualsiasi punto della galleria, occupare una nuova posizione sul tappeto e ricominciare un nuovo viaggio, ossia rivivere una nuova vita, diversa da quella precedente.

Chiamatela reincarnazione, metempsicosi, o come più vi piace. Sta di fatto che è un’ipotesi alla quale credono in molti, specie nelle culture orientali, ma anche nell’antica Grecia. Se così fosse, le nostre anime, dopo la morte, sarebbero in grado di spostarsi avanti e indietro nel tempo, alla ricerca di un nuovo corpo.

Come ha fatto il protagonista de “IL MANOSCRITTO RUBATO” di Maurizio Foddai a trasmigrare da un universo a un altro?

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