MUSICA E PENSIERI – 1

Estraggo il CD dalla custodia. Lo infilo nel lettore. Poi mi lascio cadere con tutto il peso sulla poltrona della sala, davanti allo stereo, alla distanza giusta dalle casse. Il cuscino mi risponde con uno sbuffo che pare un lamento silenzioso, o forse è un verso di stizza.

La musica degli Yellowjackets si diffonde nell’aria. Negli ultimi tempi li ascolto spesso. Hanno dato il meglio di sé negli anno Ottanta. E infatti questo è un disco di quel periodo. Mi piacciono sempre i loro ritmi jazz-funk e le sonorità fatte di fiati, tastiera elettronica, basso elettrico, pianoforte e percussioni varie. Evocano in me immagini diverse dalla quotidianità. Altri luoghi, altre situazioni… un’altra vita. Ho bisogno di evadere, di immaginarmi nei panni di un altro. È come se la musica fosse la colonna sonora dei miei pensieri, fotogrammi che illuminano frammenti di mondi ai quali non appartengo.

Mi sento stanco. E dire che oggi non ho neppure lavorato. È una sorta di spossatezza interna, dell’anima. Qualcosa che ha a che fare con un’illusione in procinto di andare in frantumi. Un castello bellissimo, che però sta rivelando vistose crepe nei muri portanti. È una minaccia incombente che non so come affrontare e mi toglie il fiato. Il pezzo che sto ascoltando è un po’ diverso dagli altri degli Yellowjackets. Non è funk. Forse non è neanche jazz. È una melodia struggente, notturna, che il sax disegna su un ritmo lento, cadenzato. Mi piacciono i ritmi lenti e cadenzati. Segnano il respiro del mondo, il battito del cuore. Come il moto delle onde.

Open road, s’intitola. Ma quale strada c’è dinanzi a me? In ogni caso, non è sgombra. Tutt’altro. Ci sono ostacoli da rimuovere, se voglio riagguantare il mio sogno di una vita diversa. Ostacoli pesanti. Avrò bisogno di molta forza per liberarmi il cammino. Qualcuno ha deciso di distruggere il mio sogno. Mi ha dichiarato guerra. Chissà se ha considerato che in guerra non ci sono regole da rispettare. Mors tua, vita mea. La sopravvivenza è l’unica cosa che conta. E io farò di tutto per sopravvivere nell’esistenza che ho immaginato. Non permetterò che l’altro me stesso, quello che mi sta aspettando, soccomba. Anche a costo di uccidere.

È questa la rotta che ho intrapreso. Tortuosa, buia e irta di scogli.

(Continua…)

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