THE WALL

Mi trovavo in Nepal in quei giorni ed ero in compagnia di due tedeschi di Berlino Ovest, un uomo di mezza età e una donna molto più giovane. Mi ricordo una frase di lui, detta con un aplomb molto british: “Mi sembra che in questo momento si stiano verificando nuovi e interessanti sviluppi per la Germania”.

Non solo per la Germania, pensai, ma per il mondo intero. Per un giorno ci sentimmo tutti berlinesi.

Che qualcosa stesse cambiando, dopo l’avvento di Gorbaciov, era nell’aria. Ma credo che nessuno si aspettasse che l’intero sistema sovietico collassasse con tale rapidità. In pochi mesi, i regimi del Patto di Varsavia crollarono uno dopo l’altro, come le tessere di un domino. E la caduta del muro di Berlino fu l’evento più straordinario che io ricordi, perché inimmaginabile fino a pochi anni prima e foriero di nuove speranze: la fine della guerra fredda e l’inizio di una pace duratura e proficua.

Non fu così.

Il vento della guerra aveva semplicemente deciso di soffiare in un’altra direzione.

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