ANCHE DI CORONAVIRUS SI PUÒ MORIRE

I morti. Sì, ci sono anche quelli. Soprattutto quelli. Ogni giorno i media diffondono numeri aggiornati che sembrano bollettini di guerra. In fondo quella che stiamo combattendo è una guerra. Contro un nemico invisibile e subdolo. Non ce l’aspettavamo. E non ci aspettavamo di doverlo combattere senz’armi, ma semplicemente rimanendo chiusi in casa, nascosti, quasi trattenendo il respiro, per non segnalare la nostra presenza.

I morti. All’inizio dicevano che a morire erano solo quelli molto anziani e quelli già malati. Poi l’ingranaggio del pendolo ha incominciato ad abbassarsi, proprio come nel celebre racconto di Edgar Allan Poe, e la lama ha ampliato il suo raggio d’azione. Hanno incominciato a morire anche quelli più giovani e non così malati. Oggi il rischio di morire ci sembra più vicino.

I morti. I morti ci sono sempre stati e sempre ci saranno, in guerra come in pace. Perché, in fondo, la morte è l’unica certezza nella nostra esistenza. Nel momento in cui nasciamo siamo già condannati a morte. Presto o tardi accadrà e ciò che sta in mezzo non è che una parentesi. Eppure la morte ci lascia sempre attoniti, ci sembra un mistero impenetrabile con il quale non riusciamo a confrontarci e di fronte al quale non riusciamo a far altro che balbettare frasi fatte, banalità.

Per questo voglio riproporvi di seguito i versi, quasi in forma di preghiera, di un poeta che della morte ha saputo, come pochi altri, cogliere l’essenza.

ALLA MORTE di Vincenzo Cardarelli

Morire sì,

non essere aggrediti dalla morte.

Morire persuasi

che un siffatto viaggio sia il migliore.

E in quell’ultimo istante essere allegri

come quando si contano i minuti

dell’orologio della stazione

e ognuno vale un secolo.

Poi che la morte è la sposa fedele

che subentra all’amante traditrice,

non vogliamo riceverla da intrusa,

né fuggire con lei.

Troppe volte partimmo

senza commiato!

Sul punto di varcare

in un attimo il tempo,

quando pur la memoria

di noi s’involerà,

lasciaci, o Morte, dire al mondo addio,

concedici ancora un indugio.

L’immane passo non sia

precipitoso.

Al pensier della morte repentina

il sangue mi si gela.

Morte non mi ghermire

ma da lontano annùnciati

e da amica mi prendi

come l’estrema delle mie abitudini.